Santità,
il 21 novembre 2009, nella Cappella Sistina, Lei rivolse ai quasi trecento artisti provenienti da tutto il mondo là raccolti questo congedo: «Vi saluto, come già fece Paolo VI in questo stesso luogo nel 1964, con una sola parola: arrivederci!». E’ così che oggi sono ritornati davanti a Lei sessanta artisti, rappresentanti di tutte le iridescenze delle arti, delle culture e dei popoli, ciascuno con un dono creato dalle loro menti e dai loro cuori. Nel cielo del loro itinerario creativo hanno fatto da guida tre stelle che portano nomi straordinari: Verità, Carità e Bellezza. Tre luci, quindi, che si intrecciano ora col Suo anniversario sacerdotale, perché il sacro e il bello sono tra loro fratelli.
Il filosofo Jean Guitton, che era anche un raffinato pittore, aveva infatti messo in parallelo il sacramento e l’arte perché - scriveva - in entrambi coesistono il numen e il lumen: il numen, cioè il mistero, il trascendente, l’invisibile e l’ineffabile, l’infinito e l’eterno, ma anche il lumen, cioè la rivelazione, l’epifania, l’intelligibilità, l’incontro. E’ per questo, Santità, che l’augurio che i sessanta artisti – unitamente al Pontificio Consiglio della Cultura – Le rivolgono, attraverso la mia voce, per i Suoi sessant’anni di Sacerdozio è, sì, segno di affetto, ma anche di sintonia profonda. Per usare un’immagine biblica, sono «note diverse suonate sulla stessa cetra: variano la specie del ritmo ma fluiscono sempre secondo la stessa tonalità e armonia» (cf. Sapienza 19,18).