TRA RELIGIOSITA' E NON CREDENZA: NEW AGE, NUOVI MOVIMENTI RELIGIOSI E SETTE
In questa settima sessione dell'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, abbordiamo il tema di come una rinnovata antropologia può aiutarci a raggiungere i non credenti e gli indifferenti e come può suggerire proposte pastorali concrete per affrontare la situazione religiosa che ci proponiamo. Il titolo di questa sessione è molto suggestivo: “Ragione e Sentimento.” Suggerisce che la nuova antropologia deve tenere conto di entrambi gli aspetti della persona e dell'esperienza religiosa. Come spiega chiaramente lo Strumento di Lavoro preparato per quest'assemblea, la questione di un nuovo linguaggio nella quale sia dato più importanza alle emozioni e ai sentimenti è fondamentale. Io, da parte mia, tocco brevemente la tematica suggerita, dal titolo “ Tra religiosità e non credenza. New Age, Nuovi movimenti religiosi e sette.” Lo faccio partendo dalla mia realtà di vescovo di un paese centroamericano.
Nella nostra esperienza recente, è evidente che lo spazio culturale ed antropologico della religione si definisce, da una parte, per l'abbandono e la non‑identificazione con la tradizione religiosa dei propri genitori; dall'altra, per la ricerca di nuove esperienze religiose che diano risposte valide, specialmente nel campo della dimensione emozionale. Il fenomeno delle sette fondamentaliste, come è risaputo, è grave in molti paesi dell'America Latina. In Guatemala, per esempio, negli ultimi 50 anni, la percentuale dei cattolici è scesa da un 90 ad un 70 percento. Il fenomeno ha varie spiegazioni e diverse interpretazioni. In generale, benché quelli che si professano cattolici siano meno di quando non c'erano altre offerte religiose, i membri della Chiesa Cattolica sono adesso molto più formati e convinti. Nella mia esperienza come sacerdote e vescovo, credo di non aver mai visto in Guatemala una Chiesa tanto viva e impegnata come in questi tempi. Tuttavia, è anche certo che molte persone, che si dichiaravano cattoliche, non vivevano però vitalmente come membri della comunità ecclesiale, e hanno diretto i loro passi verso altre esperienze, in maggioranza sette di carattere neo‑pentecostale, caratterizzate da un'appartenenza abbastanza soggettiva, legata soprattutto all'esperienza emozionale di “ sentirsi bene.”
Inoltre, nello scenario religioso si vedono sorgere e fiorire altre offerte religiose, poiché i membri di diverse sette cristiane sperimentano il disgusto in una forma di religiosità che esaurisce il suo menù di esperienze emotive. Di qui il sorgere di un altro tipo di proposte, specialmente movimenti, molti di essi legati alle religioni autoctone americane o all'insieme di esperienze e pratiche che chiamiamo il New Age. E’ interessante che in vari paesi dell'America Latina, per esempio, dove le sette fondamentaliste inondano il paesaggio religioso, molti cerchino forme di spiritualità con tratti orientali e fioriscano più commerci legati al New Age. In un paese come il Messico, col 90 percento cattolico e il 100 percento devoto alla Madonna di Guadalupe, il Cardinale Arcivescovo di Città del Messico si vide obbligato a scrivere una lettera pastorale sul New Age ed il pericolo che rappresenta. Inoltre, in questo panorama religioso tanto complesso e vario, non è da rimpiangere che un crescente numero di persone dichiari di non praticare nessuna religione o di vivere al margine di ogni preoccupazione religiosa.
In tutto questo si mostrano chiaramente alcuni tratti della religiosità attuale, caratterizzata da una crescente disistituzionalizzazione, e da una legittimazione che viene data più per l'effettività nel produrre sentimenti di trascendenza, guarigione, benessere nel momento presente, ecc., e non per l'autenticità che propone. I grandi conflitti che si vivono a livello mondiale provocano laceranti ferite che si affrontano, molte volte, ricorrendo a forme di religione che aiutano ad allontanarsi da detti conflitti ed insoddisfazioni. Di conseguenza, si cercano forme di religiosità che sveglino sentimenti di benessere, di euforia, di autostima, ecc. È qui che entrano i nuovi movimenti religiosi ed il New Age, i quali sono stimati per la soddisfazione emozionale che producono e non tanto per considerazioni di ortodossia dottrinale o legittimità istituzionale.
Paradossalmente, il New Age, i nuovi movimenti religiosi e le religioni autoctone, benché ricorrano ai sentimenti, hanno trascurato l'importanza della persona, della sua coscienza e della sua libertà, della sua autonomia e dignità, per dare la precedenza al cosmo, a forze superiori impersonali o allo psicologismo. Rispondono ad una cultura contemporanea dove le relazioni sociali sono funzionali e burocratizzate, non personalizzate; dove si sperimenta la frammentazione del mondo in cui si vive come persone.
Che proposta pastorale può offrire la Chiesa in questo contesto?
Mi permetto di presentare alcuni orientamenti che, tradotti in proposte pastorali concrete, potrebbero offrire delle risposte alle inquietudini presenti nella nostra azione ecclesiale in questa tematica:
1. Si tenta innanzitutto di “dare ragione della nostra speranza” (1 Pt 3,15-16), annunciando “Gesù portatore di acqua viva” (Gv 4, 10-16). La Chiesa è chiamata a presentare Gesù in modo completo ed integrale, vera pienezza di realizzazione umana.
2. I nuovi movimenti religiosi e il New Age sono un'interpellanza e una critica alla nostra forma di vivere la religione. In questo senso, i cristiani e le loro comunità sono chiamate ad offrire una testimonianza viva e credibile della fede che c'incoraggia, della speranza che abita in noi e dell'amore reale e concreto che abbiamo verso i nostri fratelli. Le Chiese particolari nei loro programmi pastorali devono prestare molta attenzione all'esperienza cristiana come generatrice e portatrice di senso e di vita. L'esperienza cristiana profonda faciliterà la possibilità di comunicare “quello che abbiamo visto e sentito” ad altre persone. Questa esperienza religiosa è basilare e fondamentale per potere configurare un'opzione religiosa di seguire Cristo.
3. I nuovi movimenti religiosi e il New Age tentano di offrire un ambiente pieno di calore umano, di attenzione, di relazioni umane molto più dirette ed aperte. La Chiesa deve promuovere comunità cristiane fraterne, in cui le persone vivano la propria fede e si sentano bene di viverla in e come comunità. Si tenta di costruire piccole comunità cristiane che esprimano e celebrino la loro dimensione trascendente in Cristo,‑ ma contemporaneamente vivano con relazioni fraterne dove ci sia appoggio, sincerità, amicizia, solidarietà, giustizia e tanti altri valori che gli uomini e le donne di oggi apprezzano. La Chiesa, per essere missionaria, deve essere uno spazio dove si costruiscano relazioni personali autentiche e dove si trovi un accompagnamento fraterno che permetta di fare strada. La necessità di comunità cristiane più piccole che possano essere meglio accompagnate presuppone sempre di più l'urgenza di una pastorale vocazionale incisiva, in modo che la Chiesa possa contare su santi e numerosi pastori per il popolo di Dio.
4. La proposta cristiana deve offrire anche un umanesimo completo per le persone del secolo XXI. Questo umanesimo deve poter riproporre, con un proprio linguaggio ai nostri contemporanei, la fede nel Dio Creatore, in Gesù Cristo Salvatore e nello Spirito vivificatore. Si tratta di un compito di inculturazione che permette nuovi processi di evangelizzazione a livello di tutta la Chiesa. Solamente una fede matura e cosciente può mostrare il controsenso di seguire modi equivoci e falsi di tipo monista o panteista nella ricerca di Dio.
5. La proposta cristiana deve andare più in là, formulando una nuova antropologia che unifichi la separazione, la rottura e l'antagonismo che i nostri contemporanei percepiscono tra ragione ed emozioni, privilegiando queste e svalutando la prima. La persona è un'unità dove ragione, emozioni e volontà esistono integrate e si devono armonizzare, affinché (la persona) si realizzi in maniera completa ed integrale. Le separazioni o contrapposizioni riducono la sua autenticità e realizzazione come persona.
6. In questo modo, la Chiesa sarà in grado di offrire una risposta a tutti quelli che cercano Dio e, contemporaneamente, dare una risposta ai laceranti problemi dell'esistenza quotidiana, segnata da limiti, povertà, guerra, fame, insoddisfazione. Ognuno dei membri della Chiesa dovrebbe essere sempre ben disposto ad aprire le braccia a coloro che attraversano situazioni di difficoltà, inquietudine, fragilità ed incertezza; a coloro che non vedono il futuro con speranza; ai poveri. Per loro deve avere sempre uno spazio di accoglienza, comprensione, affetto, assistenza e solidarietà cristiane.
7. La Chiesa ha una ricca tradizione spirituale che deve proporre in forma rinnovata, affinché costituisca un'attrazione per le persone d'oggi. In questo senso, vale anche l'esempio e la testimonianza. Non credo sia un caso che, in un momento come questo, la Chiesa realizzi tante beatificazioni e canonizzazioni. Mostrare modelli di vita che possano essere validi è fondamentale affinché gli uomini e le donne del nostro tempo possano sentire la necessità di seguire le orme di Colui che si presentò come “il cammino, la verità e la vita.” Anche le Chiese particolari devono rompere schemi in questo senso, introducendo le cause di quei cristiani o cristiane la cui vita possa essere edificante per l'esperienza che vivono gli uomini e donne del secolo XXI.
8. Allo stesso tempo, la Chiesa, come maestra, deve fare uno sforzo di discernimento per evitare che si introducano in lei forme di spiritualità che siano in contraddizione con la propria fede. Non assumendo metodi di preghiera, segni e simboli, testi e modalità di riflessione ambivalenti che possono entusiasmare gli uomini e le donne del nostro tempo nel cammino spirituale, bensì dando importanza nella propria esistenza a quel ricco patrimonio spirituale che la Chiesa già possiede.
9. La dimensione missionaria deve viversi con speciale sollecitudine ed amicizia verso i lontani e confusi, verso coloro che frequentano molto sporadicamente la Chiesa o hanno abbandonato le pratiche religiose.
10. In tutto questo processo, si deve badare alla formazione dei nostri propri fedeli affinché sia meglio motivata e solida e possa rispondere alle critiche e proposte delle Sette e dei Nuovi Movimenti. In molti paesi dell'America Latina, come in Guatemala, si sperimenta una gran fioritura di esperienze di formazione per laici: scuole di formazione cristiana, di preparazione per catechisti, di preghiera, di formazione nella fede, ecc., che con differenti metodologie continuano ad abilitare i credenti a rispondere agli attacchi di una società piagata dalle sette e dalle offerte religiose.