LA PRESENZA DELLA CHIESA NEI MEDIA NELLA SOCIETÀ PLURALISTICA

Józef Życiński

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Come annunciare nei media il Vangelo di Cristo tenendo conto della realtà di una società pluralistica? Il pluralismo culturale e politico porta con sé molte sfide, che non comparivano in un passato relativamente vicino. Specialmente nei paesi postcomunisti l'intraprendere, da parte della Chiesa, la missione evangelizzatrice attraverso i media si lega alla necessità di vincere molti stereotipi, nei quali delusioni psicologiche o simpatie politiche possono influire e deformare il messaggio evangelico. Non è mai lecito tollerare una situazione in cui simpatie politiche locali o un facile lamentarsi del mondo contemporaneo diventano, per i media cattolici, più importanti della fedeltà al Vangelo di Gesù Cristo.

Il Cristianesimo della delusione e del pessimismo

L'opposizione nei confronti dei fenomeni culturali negativi trova spesso espressione in un'atmosfera di un'avversione mediatica verso ogni cambiamento. Non raramente essa si appaia ad un nostalgico richiamo alla situazione precedente il Vaticano II. Come conseguenza appare nella pubblicistica cattolica il complesso della “torre assediata” o vi si introduce una pseudoteologia dello scalpore, in cui il ruolo principale è giocato da complotti internazionali o dalla caccia a nemici immaginari. Nemica si può rivelare la globalizzazione o la teoria darwiniana dell'evoluzione, un qualunque aspetto del liberalismo, una congiura del Rotary Club o le nuove tendenze artistiche, talvolta perfino la preghiera ecumenica. Per i seguaci di questo atteggiamento non è essenziale che nell'insegnamento del papa si trovino l'affermazione dell'evoluzionismo e sottili distinzioni riguardanti le varie forme di liberalismo o della globalizzazione. Giudicando in modo inequivocabilmente negativo il mondo contemporaneo, concentrano la propria attenzione su quegli aspetti dei cambiamenti che, secondo loro, legittimano soltanto valutazioni negative.

La conseguenza culturale di un simile modo di agire è l'approfondimento del baratro esistente tra la Chiesa e la cultura contemporanea. Al posto della regola evangelica “non condannare, ma guidare alla salvezza” (cfr. Gv 3, 17) compaiono lunghi cataloghi di dannati. Ad essi si accompagnano pubblicistiche geremiadi in cui non v'è traccia di alcun riferimento al Vangelo, ma vi domina un'ideologica negazione della contemporaneità, suscitante un senso di disperazione e di impotenza. Simili influssi creano un'immagine deformata della Chiesa sia nell'ambito degli uomini di cultura, sia negli ambienti giovanili. Invece della speranza cristiana e della verità liberatrice vengono proposti un piatto moralizzare e prognosi cassandriche. Alcuni iniziatori di questo stile sono soggettivamente mossi da buone intenzioni: quando, per es., cercano di dimostrare che lo sviluppo della scienza non indebolisce la posizione della fede. Tuttavia la critica della teoria dell'evoluzione o delle ipotesi fisiche della creazione da loro proposta unisce in sé antintellettualismo e fondamentalismo biblico, cosa che è scandalosamente in contrasto con gli insegnamenti espressi ultimamente nei documenti della Santa Sede. In questa prospettiva le nuove forme di influenza attraverso i media portano ad un'antievangelizzazione. In conseguenza di un simile modo di agire i danni maggiori vengono subiti dalla Chiesa. Il suo messaggio di salvezza è infatti deformato e ridotto al livello di paure dettate dal buonsenso, in cui non si vede l'agire della grazia divina, dal momento che tutta l'attenzione è assorbita dalla lotta, che offusca completamente l'orizzonte della speranza e dell'amore.

La dominazione della politica sul Vangelo

Il fatto che i singoli membri delle redazioni cattoliche abbiano le proprie simpatie politiche e che non raramente ricerchino i propri collaboratori e sponsor tra le persone che condividono le medesime idee è un fenomeno naturale. Bisogna tuttavia contrastare il pericolo di identificare la Chiesa con il programma di singoli partiti politici. Nel 1989, quando la Chiesa ebbe l'accesso ai media non censurati, in Polonia vennero formulate dal basso due possibilità di legare la missione della Chiesa agli ambienti politici. I circoli conservatori di tradizione nazionalista proposero che la Chiesa legasse la sua missione all'attività dell'Unione Cristiano-Nazionale (ZChN). Negli ambienti degli intellettuali cattolici era invece dominante l'opinione che la Chiesa si dovesse identificare con il programma dell'Unione Democratica (UD), trasformatasi poi nell'Unione della Libertà (UW). Se tali progetti fossero stati realizzati avrebbero portato a drammatiche conseguenze. Dopo quindici anni l'Unione Cristiano‑Nazionale è praticamente scomparsa dalla scena politica, mentre l'Unione della Libertà è attualmente favorita dal 4-5% della popolazione e non ha alcun rappresentante in parlamento. E’ sorprendente d'altra parte che la proposta, in sé assurda, di legare la missione della Chiesa ad un partito, sia sorta indipendentemente in due ambienti molto distanti tra loro dal punto di vista delle ispirazioni intellettuali o del modo di comprendere le priorità pastorali.

La tentazione di unire la missione della Chiesa al programma di un partito è particolarmente forte in quei media cattolici nei quali è richiesto un commento giornaliero alle vicende politiche (quotidiani, stazioni radio che trasmettono 24 ore su 24). Per questo, condizione essenziale per non danneggiare l'annuncio del Vangelo di Cristo è il rifiuto categorico di legare tali media con l'attività di un partito. Nei media cattolici in particolare non bisogna elevare al ruolo di esperti politici persone frustrate, che in passato hanno dovuto rinunciare all'attività politica a causa della mancanza del favore sociale. Non si dovrebbe allo stesso modo affidare tale funzione ad ex attivisti di partito, che ricoprivano incarichi ideologici nel passato sistema totalitario. Purtroppo, a dispetto dell'etica e del buon senso, tali situazioni accadono; d'altra parte ai destinatari dei media cattolici si propone talvolta del folclore politico, che offende il senso della più elementare responsabilità.

Per poter presentare la ricchezza delle correnti nella Chiesa, bisognerebbe mostrare in positivo, nei media cattolici, la posizione dei vari partiti che sono uniti nel rispetto di valori quali: la vita umana, la dignità dell'uomo, la sensibilità morale, il dialogo sociale espresso nella forma parlamentare. L'agire antievangelico si manifesta invece quando, nella versione ideologica di un cristianesimo deformato, ci si sforza in pratica di trattare qualcuno dei leader politici ex aequo con Cristo. Una tale forma di alleanza tra altare e trono porta naturalmente alla secolarizzazione, risultato del funzionamento degli stessi meccanismi, che a suo tempo avevano accompagnato la Rivoluzione Francese.

Annunciare il Vangelo delle beatitudini

Un importante compito per i media cattolici nell'attuale situazione culturale è rafforzare la speranza con il mostrare, tramite esempi positivi, la vita dell'essere umano aperto ai divini valori soprannaturali. Non per caso tutti i sinodi dei vescovi del continente, alla chiusura del secondo millennio, hanno preso come tema principale dei lavori il rafforzare la speranza attraverso l'incontro con Cristo vivente nella Chiesa. La civiltà, attaccata dalla bruttura e dalla disperazione, cerca quei valori che Cristo indicò nel Discorso della Montagna. Si possono indicare le manifestazioni empiriche, confermate anche dai sociologi, di questa nostalgia. Ad esempio, nella situazione polacca, un fatto culturale degno di nota è che i volumi di poesie di don Jan Twardowski siano stati venduti complessivamente in numero superiore ai due milioni di esemplari. E’ una tiratura eccezionale per un poeta tuttora vivente e operante. La forza dell'influsso della poesia di don Twardowski è il suo sottile ottimismo, la semplicità, la sua fede evangelica in Dio e nell'uomo, e non una morale ispirata da un’ideologia politica.

Un altro tipico esempio di influsso mediale è costituito dalle esibizioni del complesso musicale formato da bambini “L'Arca di Noè”. Nel giro di alcuni mesi sono stati diffusi più di mezzo milione di CD con le canzoni del complesso. I testi delle canzoni parlano della necessità della santità nella nostra vita, della fiducia in Dio nelle bufere della vita, della liberazione dalle paure grazie al senso di essere comunità. Restando sempre nella situazione polacca, possiamo trovare uno stile completamente diverso di espressione musicale nella musica di Mikołaj Górecki. Il suo stile ispirato a motivi religiosi si rivolge ai conoscitori della musica, mentre l'entusiasmo infantile de “L'arca di Noè” arriva al cuore delle masse. Entrambi gli stili si completano a vicenda mostrando il bello del Vangelo delle beatitudini in accordo con le parole di Gesù “nella casa del Padre mio ci sono molti posti” (Gv 14, 2).

Appoggiare la testimonianza della bellezza

Mostrare nei media la forza del bene e del bello è molto più difficile che vivere di sensazionalismo diffondendo aggressione e bruttura. Krzystof Zanussi ricorda come ultimamente, durante la preparazione in Germania di un film sulla santità nei campi di concentramento, si cercava di fargli cambiare lo scenario, facendo mangiare di nascosto al personaggio positivo del film porzioni aggiuntive di pane. Quando protestò di fronte a questi cambiamenti privi di qualunque fondamento oggettivo, si sentì rispondere che un film su un eroe inequivocabilmente positivo sarebbe stato noioso e irreale. In nome della realtà bisogna trovare difetti e debolezze. Alla fine Zanussi rinunciò a realizzare un film ispirato alla correttezza politica. E’ degno di nota tuttavia il fatto che la verità sulla nobiltà e bontà umana sia ritenuta noiosa, così da dover in definitiva attribuire agli eroi difetti immaginari in nome di una pretesa verità sull'uomo.

In tale situazione è necessario il coraggio degli artisti in grado di testimoniare il buono e il bello nelle proprie opere e di evitare il kitsch da una parte e una piatta morale dall'altra. Bisognerebbe inoltre incoraggiare quegli ambienti che sono capaci di contrapporsi alla moda corrente e indirizzare la riflessione dei destinatari verso valori superiori, evangelici. Un'espressione di questo appoggio è l'uso, invalso nella Chiesa polacca da qualche anno, di assegnare dei premi ai giornalisti e agli uomini di cultura. Il premio “Ślad”, assegnato ai giornalisti dall'Agenzia Cattolica di Informazione (KAI), è alla memoria del vescovo Jan Chrapek, responsabile dei media all'interno della Conferenza Episcopale Polacca. Candidati a tale premio sono i giornalisti che pongono l'accento sui valori morali e che mostrano la presenza delle ispirazioni evangeliche nella vita contemporanea. Un'altra serie di premi ''Totus'' viene assegnata in occasione degli anniversari dell'elezione di Giovanni Paolo Il da una fondazione creata dall'Episcopato: la Fondazione “Opera del Terzo Millennio”. Vincitori sono sia uomini dei media, sia persone del mondo della cultura che evidenziano quei valori presenti in modo eminente nell'insegnamento di Giovanni Paolo II. Nell'ultimo periodo hanno ricevuto il premio ''Totus'' sia personalità di spicco, come ad es. Mikołaj Górecki, sia meno note come Piotr Trzaskalski, giovane regista del film “Edi” che, a dispetto dei modelli commerciali, ripropone un racconto pieno d'umanesimo sull'indistruttibile carattere della bontà umana e dell'amore. Un riconoscimento speciale è andato anche al portale Internet “Mateusz” per la sua funzione evangelizzatrice.

La verità apportatrice di liberazione

A più riprese nei media compare l'alternativa se dedicare l'attenzione maggiore a far l'apologia delle attività degli uomini di Chiesa o se far spazio alla testimonianza della verità che, secondo le parole di Cristo, porta la liberazione (cfr J 8,32). Nel Vangelo troviamo l'esempio del coraggio delle verità scomode. La tradizione del cristianesimo primitivo non nascondeva i fatti, ma era in grado di parlare con coraggio del tradimento di Giuda, della debolezza di Simon Pietro e dei conflitti tra gli apostoli per il primo posto. Tali informazioni tuttavia non erano ridotte a livello di news sensazionali, ma erano viste nella prospettiva della missione della Chiesa annunciante il Vangelo delle beatitudini, in cui Cristo porta la sua grazia liberante. Quello stesso coraggio ci è necessario oggi che, in alternativa all'insegnamento della Chiesa, si propongono commenti a livello di una pia retorica, in cui la salvezza del mondo viene da attivisti di partiti folcloristici e si cerca di dimostrare la forza del cristianesimo ridicolizzando teorie scientifiche e difendendo al contrario pseudoscientifiche patologie.

In una cultura in cui la political correctness prende sempre più il posto della verità, sono necessari testimoni della verità, capaci di mostrare il bello di una vita ispirata al Vangelo. Grandi sfide all'evangelizzazione provengono dalle possibilità create da Internet, dalla stampa cattolica, dalle stazioni radio diocesane e dai programmi televisivi fissi. Questi mezzi hanno la possibilità di arrivare anche in quegli ambienti che, in condizioni normali, non hanno alcun contatto con la Chiesa istituzionale. Dovremmo esprimere pieno rispetto verso quei rappresentanti dei media che, attraverso interessanti portali Internet, una vivace pubblicistica e discussioni inserite nelle realtà della vita, arrivano al mondo con il messaggio della Buona Novella.

Bisogna continuamente far proprio quell'atteggiamento di cui rimane insuperabile maestro S. Paolo nel suo discorso ai Greci nell'Areopago ateniese (At 17, 16-31). Sia la sua capacità di cercare una comunione di valori, sia il suo linguaggio, che teneva conto degli interessi degli ascoltatori, ci insegnano la difficile arte di allontanarsi dal patetico, dalle semplificazioni ideologiche, dalla corsa pragmatica al successo immediato. E' indicativo che, nel suo discorso, l'Apostolo delle Genti si sia espresso in modo benevolo sui segni della pietà locale, abbia citato i poeti del posto e cercato tutti i mezzi possibili per avvicinare agli abitanti di Atene la luce di Damasco e la verità ottimista della resurrezione. Il suo messaggio fu accolto con scettica distanza, e la conversione di due persone, Dionigi l'Areopagita e Damaris, non può essere intesa come un risultato notevole. La logica divina tuttavia non si adegua alle leggi umane del successo. Non la si può esprimere nel linguaggio delle quotazioni dei ranking. Bisogna imparare, nello stile dell'Apostolo delle Genti, a perseverare pazientemente nel buio in attesa dell'alba, in cui la luce di Damasco si unisce a quella del mattino pasquale. In questo senso si possono attribuire ai rappresentanti cattolici dei media le parole del papa sui contemporanei custodi dell'alba. Il fare la guardia non è un'attività piacevole; la luce dell'alba tuttavia è il nostro valore comune in una cultura segnata dal marchio delle delusioni e dei sospetti odierni.