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Si è tenuto venerdì 21 ottobre 2016, presso la sede del Pontificio Consiglio della Cultura, l’incontro del Cortile degli studenti sul tema de "La violenza e il femminicidio" in Italia.

Presenti il cardinale Gianfranco Ravasi, il presidente della Fondazione Cortile dei Gentili prof. Giuliano Amato,  Sergio Ventura, responsabile del blog degli Studenti nel sito del Cortile, la prof. Francesca Corrao, esperta di Islam, Gemma, fondatrice dell’associazione Onlus “Casa Africa” e i numerosi studenti delle varie università che hanno riportato il proprio pensiero riguardo il dibattito.

Si è parlato di violenza come questione etica e morale, della cattiva concezione della relazione sessuale ma soprattutto della questione sociale della rete, diventata oggigiorno preziosa per far conoscere queste realtà che in passato erano nascoste.

Al centro l’uomo la sua figura in relazione alla donna, il contrasto tra il fatto che ci si trova davanti ad una razza sempre di più in via di estinzione e pericolosa: “Ci chiediamo, infatti, perché sta accadendo questo, in una società nella quale è accresciuto chiaramente il ruolo femminile e che deborda in tutte le direzioni”, queste le parole del prof. Amato. “Ci sono quotidianamente episodi di violenza, di stupro, di femminicidio in Italia, ma la maggior parte di essi non devono essere attribuiti alla religione musulmana. L’uomo lo fa non perché si sente naturalmente proprietario, ma perché è possessivo, si sente spossessato della proprietà, e reagisce con violenza”.  

Dopo le numerose testimonianze delle studentesse, Gemma ha ribadito come la violenza sulle donne sia uno degli aspetti sui quali l’uomo , nelle società tribali e non solo,  è rimasto indietro e non si è evoluto. Si è discusso sul problema di mancanza di sensibilità che è diffusa tutt’oggi a livello globale e in diverse forme.  

La prof. Corrao ha posto l’accento sull’importanza dell’educazione alla parità dei sessi, dell’educazione che deve partire dai genitori, quindi dalla famiglia, che dev’essere poi curata dalla scuola. Riprende i punti cruciali del rapporto complesso fra la religione islamica  e la figura femminile, sostenendo che i problemi della gelosia e del potere dell’invidia riguardano la storia dell’umanità da prima del monoteismo. “È necessario che i ragazzi concepiscano il rapporto con la donna come la creazione di una relazione, di un nucleo di esseri umani che insieme affrontano la vita, vincono la solitudine e vivono il mondo insieme. L’ossessione della virilità ricercata ovunque è un fattore patologico”.

Il cardinale conclude poi citando lo scrittore Conrad, che in un suo romanzo minore scrive “Essere donna è estremamente difficile, perché bisogna avere a che fare continuamente con gli uomini”.