INTERVENTO di S. EM. CARD. RAVASI
Sinodo dei Vescovi - Ottobre 2015 (II parte)
In un documento ecclesiale una componente fondante è sempre la teologia biblica. Proprio perché è “teologia” deve avere una sua coerenza interna e un disegno armonico trasparente, meno episodico e frammentario di quanto si ha necessariamente in un Instrumentum laboris, come un po’ accade nel c. 1 della II parte. Ci sono, poi, alcuni spazi vuoti da colmare. Penso innanzitutto all’assenza del Cantico dei cantici.
Importante è la formula di appartenenza presente nella professione d’amore pronunciata dalla donna, formula modellata su quella dell’alleanza tra Dio e il suo popolo: «Il mio amato è mio e io sono sua... Io sono del mio amato e il mio amato è mio» (2,17; 6,3). Suggestivo è, inoltre, in quel libro biblico l’intreccio armonico costante tra sessualità, eros e amore, così come la consapevolezza che esiste la notte dell’amore con la reciproca assenza e col dialogo interrotto tra lui e lei (cc. 3 e 5). Significativo è il primato assegnato nel Cantico alla donna in una società radicalmente patriarcale. Grandiosa in finale è la dialettica tra amore e morte: «Forte come la morte è l’amore» (8,6).
Similmente, anche per il suo taglio interreligioso e interculturale, interessante sarebbe il ricorso alla letteratura sapienziale che sviluppa ampiamente il tema familiare, soprattutto nella sua dimensione educativa. Innanzitutto il rapporto “verticale” tra genitori/maestri e figli/discepoli, che Gesù renderà interattivo e reciproco con la presentazione del bambino come maestro per l’ingresso nel Regno di Dio (Mt 18,1-5). Ma il rapporto è anche “orizzontale” tra marito e moglie: emblematico è, ad esempio, il ritratto della figura sponsale-materna del c. 31 del libro dei Proverbi. Il tutto è icasticamente raffigurato nella mirabile scena del Salmo nuziale 128, con una famiglia radunata nella casa attorno a una mensa e aperta anche alla vita della città.
In appendice, ricordiamo che per la Bibbia l’organo simbolico della misericordia non è il cuore (miseri-cordia) bensì il grembo materno o le viscere genitoriali (in ebraico rehem/rahamîm, nel greco neotestamentario il verbo splanchnízomai). Il volto del Dio misericordioso e amoroso della Bibbia è, dunque, sia materno sia paterno.
10 ottobre 2015