COME LAMPADA

Print Mail Pdf
condividi  Facebook   Twitter   Technorati   Delicious   Yahoo Bookmark   Google Bookmark   Microsoft Live   Ok Notizie

Lampada per i miei passi è la tua parola e luce sul mio cammino. (Salmo 119, 105)

          «Il tutto nel frammento»: è, questa, l’espressione di un grande teologo, Hans Urs von Balthasar, che vogliamo assumere come motto ideale per il nuovo percorso, che apriamo davanti ai lettori che da anni ci seguono e a coloro che forse si muovono con noi per la prima volta. Infatti, a partire da questa prima tappa, procederemo alla ricerca delle frasi “più belle” della Bibbia, quelle appunto che hanno in sé una tale carica di intensità, una densità di pensiero, un fascino così incisivo da riuscire a racchiudere in miniatura il grande segreto umano e divino delle Sacre Scritture.

           Sì, perché esse sono parole umane, in ebraico o in aramaico o in greco, che custodiscono, però, nel loro cuore un messaggio divino, eterno e trascendente. Certo, il frammento – pur con la sua forza evocativa (si pensi all’emozione che generano, ad esempio, i “brandelli” di versi che ci ha lasciato la poetessa greca Saffo) – ha bisogno di essere  “contestualizzato” per essere pienamente compreso, dev’essere cioè collocato nelle sue coordinate perché è una cellula viva di un organismo e l’una dipende dall’altro e viceversa.

           Così, la splendida (e l’aggettivo è del tutto pertinente) frase che questa volta proponiamo è intessuta all’interno di un vasto arazzo orante, il più lungo di tutti i Salmi, il 119 (118), fatto di 1064 parole ebraiche, distribuite in 22 strofe, tante quante sono le lettere dell’alfabeto ebraico. Sì, perché ognuno degli 8 versetti, che compongono ciascuna strofa, inizia con un vocabolo che comincia con la corrispondente lettera di quell’alfabeto in successione (’alef, bet, ghimel, dalet etc.). Il nostro “luminoso” versetto appartiene alla XIV strofa che è scandita da parole che iniziano tutte con la lettera nun, la nostra n, che è appunto la XIV dell’alfabeto ebraico.

          Il Salmo 119 è un canto ininterrotto – per continuare a usare l’immagine “alfabetica”, diremmo: dall’A alla Z – della Parola di Dio che, come suggerisce il nostro frammento, non è solo lo svelarsi che il Signore fa della sua intimità, del suo mistero, della sua volontà, ma è anche una fiaccola capace di rischiarare le tenebre dell’esistenza e della storia. Lo si diceva già nel libro dei Proverbi: «Il comando di Dio è una lampada e il suo insegnamento una luce» (6, 23). La “Parola” di Dio è, quindi, la sua “legge” (in ebraico Torah), la sua “testimonianza”, il suo “precetto”, il suo “ordine”, il suo “decreto”, il suo “giudizio”, il suo “detto”; sono, infatti, otto nel Salmo i vocaboli che la definiscono come norma di vita per il fedele.

           E, allora, con John Henry Newman, famoso scrittore e cardinale inglese dell’Ottocento, preghiamo: «Giudami, benefica luce, in mezzo alle tenebre! La notte è oscura, io sono lontano dalla casa: guidami tu in avanti! Veglia sul mio cammino. Che m’importa di vedere l’orizzonte lontano? Un sol passo mi basta…».