LA MONETA SMARRITA
Se una donna ha dieci monete e ne perde una, non accende la lucerna, spazza la casa e la cerca accuratamente finché non la trova? (Luca 15,8)
Gesù era un oratore affascinante, un rabbì che «insegnava come uno che ha autorità e non come gli scribi» (Matteo 7, 29), al punto che alcuni di questi ultimi erano costretti a riconoscere: «Maestro, hai parlato bene! E non osavano più fargli alcuna domanda» (Luca 20, 39-40). Un giorno sacerdoti e farisei decisero di arrestarlo perché la sua presenza era inquietante. Ma le guardie, gente semplice, ritornarono a mani vuote e alla domanda: «Perché non ce lo avete condotto?», risposero candidamente: «Mai un uomo ha parlato come quest’uomo!» (Giovanni 7, 44-46).
Egli nei suoi discorsi non passa sopra le teste dei suoi ascoltatori, ma spesso parte dai loro piedi, come nel caso della parabola che abbiamo evocato e che mette in scena una casalinga curva sul pavimento di terra battuta della sua modesta casa orientale. Ha contato il suo tesoretto di dieci dramme e, con terrore, s’è accorta di averne smarrita una : la ricerca si fa frenetica, con una lucerna va negli angoli più riposti, spazza quella superficie polverosa, fissa lo sguardo su ogni centimetro quadro e alla fine ecco un grido. Là, in un angolo brilla la moneta e la gioia prorompe.
Non la si può tenere solo per sé. «Chiama le amiche e le vicine e dice: Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduta!». E Gesù da questo quadretto di vita quotidiana urbana trae la stessa lezione che aveva proposto nella precedente scenetta di vita nomadica pastorale, ossia nella parabola della pecora perduta e ritrovata: «Vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte» (si legga Luca 15,4-10). Cristo ha affidato il suo messaggio di speranza nel Regno di Dio attraverso 35 parabole, che diventano 72 se si allegano anche simboli o metafore sviluppate, paragoni ampi, narrazioni esemplari brevi.
Egli coinvolge il suo uditorio evocando il mondo in cui vivono e agiscono, un mondo popolato di anti-eroi: bambini che giocano nelle piazze, costruttori di case e di torri di custodia nelle vigne, portieri di notte, servi, contadini, pescatori, pastori, figli difficili, debitori e creditori, braccianti e fittavoli, amministratori corrotti, miserabili che mendicano sulle soglie dei palazzi, vedove indifese ma coraggiose davanti a magistrati inerti, e casalinghe, come appunto accade nel nostro caso.
L’orizzonte è quello dei terreni aridi, delle erbacce e delle scarse messi, delle vigne, delle pecore, dei cani, degli uccelli, dei gigli, dei rovi, degli alberi, dei venti, dei lampi, delle piogge, delle arsure, dei pesci, delle serpi, degli scorpioni, dei tarli e così via. Nulla è insignificante, tutto può diventare la frontiera oltre la quale si aprono le distese infinite del Regno di Dio. Nelle parole di Cristo, così “pesanti” di umanità, di cose, di eventi, di quotidianità, brilla l’Incarnazione mistero centrale del cristianesimo: il Verbo divino ed eterno si fa “carne”, ossia, storia, mondo, tempo, spazio, esistenza.