È notte fonda nell’antico tempio israelitico di Shilo, città situata nell’area centrale della Terrasanta. La lampada che brilla davanti all’arca dell’alleanza squarcia l’oscurità. Il vecchio sacerdote Eli e il giovanissimo discepolo Samuele stanno serenamente dormendo. Quand’ecco, all’improvviso una voce rompe il silenzio del santuario e il sonno del ragazzo: «Samuele!». Egli corre dal suo maestro: «Sei stato tu a chiamarmi?». Eli, frastornato per il risveglio, rimanda il giovane al suo giaciglio. Ma la scena si ripete per altre due volte e, alla fine, il sacerdote comprende che quella è una voce trascendente e il suo consiglio è quello di un vero direttore spirituale che non si sostituisce al chiamato, conducendo lui la trattativa col Dio che interviene, ma indica al discepolo la via, lasciando a lui d’agire in prima persona: «Se ti chiamerà ancora, dirai: Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta!».
Questa storia di vocazione è narrata nel capitolo 3 del Primo Libro di Samuele e può essere assunta a parabola della direzione spirituale, un’esperienza capitale nelle vicende dello spirito un po’ in tutte le religioni. È, perciò, suggestivo che, sotto la progettazione di uno dei nostri maggiori storici del fenomeno religioso, Giovanni Filoramo, si sia messa in cantiere una Storia della direzione spirituale che giunge ora alla sua terza tappa cronologica, quella riguardante l’età moderna (dopo l’epoca antica e la medievale). A guidarci ora, in un itinerario che va dal Quattrocento al Settecento, è un’importante storica dell’università di Firenze, Gabriella Zarri, che ha al suo attivo già una ricerca nel campo della spiritualità moderna, soprattutto declinata al femminile.
In questo tomo la studiosa offre un ampio saggio introduttorio che ha, come asse tematico, la famosa discretio che è da intendere nel suo valore di “discernimento” spirituale e sapienziale condotto dal maestro all’interno dell’orizzonte interiore non di rado complesso, variegato e talora oscuro del discepolo. Naturalmente sono necessarie molte distinzioni riguardo a questa categoria che rivela aspetti diversificati e implicazioni molteplici: è come «muoversi su un crinale che separa, ma al tempo stesso congiunge, letteratura spirituale e letteratura comportamentale, coscienza e libertà, dottrina e disciplina». Tra l’altro era già san Paolo che poneva la diákrisis pneumáton, la discretio spirituum tra i carismi donati da Dio ad alcuni membri della comunità cristiana (1 Corinzi 12, 10; è interessante notare che la discretio nel Nuovo Testamento ha, però, anche un valore etico più generico, quello di «distinguere il buono/bello dal cattivo», come si legge in Ebrei 5, 14).
Tenendo conto che il “discernimento” spirituale presenta una serie di iridescenze simili a uno spettro cromatico di ardua classificazione, si deve però convenire che esso acquista la sua struttura e la sua incidenza rilevante proprio nell’epoca moderna e in ambito cattolico. Pur avendo appunto antecedenti storici e interreligiosi, è in quel contesto che la direzione spirituale diventa centrale nella spiritualità e, «uscendo dai confini dei chiostri e delle confraternite, raggiunge a poco a poco –come scrive la Zarri – singoli fedeli fino a divenire nel corso dei secoli XVIII e XIX esercizio così generalizzato da sovrapporsi al sacramento della confessione». Il terminus a quo per procedere all’interno della formalizzazione teorica e metodologica di questo esercizio è identificato nella riflessione proposta dalla Theologia mystica di Jean Gerson, figura contrastata di intellettuale francese (fu cancelliere dell’università di Parigi): si tratta di un’opera apparsa per la prima volta nel 1408, poi rielaborata e considerata con la celeberrima Imitazione di Cristo, di più incerta attribuzione, una sorta di stella polare per la discretio spirituum.
In mezzo a un terreno così fluido il volume propone un percorso di taglio emblematico, con tutti i vantaggi e i limiti che un simile approccio comporta, ulteriormente esaltati dalla diversità e molteplicità degli studiosi convocati, che sono una ventina. La mappa di questo itinerario investigativo parte appunto da Gerson e da altri ambiti che permettono un’analisi di indole generale della categoria “discernimento”. Si punta poi a una galleria di figure significative, tenendo conto anche di una sensibilità attuale, quella relativa al “gender”, sensibilità che ha però una sua giustificazione nel profilarsi di personaggi femminili di alta caratura (si pensi solo a Teresa d’Avila), senza tuttavia dimenticare le dinamiche del rapporto maschile/femminile e persino dell’esperienza “di coppia”. Sfilano, così, personalità come Savonarola, Ignazio di Loyola, Francesco di Sales e Jeanne de Chantal, s. Alfonso M. de’ Liguori, Jakob Böhme, ma anche profili minori di forte suggestione. L’orizzonte, pur avendo – come si diceva – il suo asse nel cattolicesimo, si allarga al protestantesimo coi suoi volti molteplici e si ha pure una puntata sul tema della “direzione spirituale in contesto ebraico”, soprattutto nelle correnti mistiche e nel filone cabalistico e non si esclude la funzione più “laica” che talora la direzione spirituale comporta in sede politica.
Siamo, quindi, di fronte a una ricerca non priva di interesse, passibile di aprirsi ad altri scenari: si pensi all’Oriente cristiano e, in particolare, al mondo russo che ha impresso nell’immaginario popolare la figura dello starec, la guida spirituale destinata a illuminare anche l’Occidente col celebre volto di padre Zosima dei Fratelli Karamazov. È un’esperienza che acquista un valore particolare nella nostra epoca “senza padri”, un tempo che ha insediato il sospetto all’interno della mente, ma che ha anche la confusione e l’incertezza ben piantata nel cuore. Forse vale ancora oggi l’amara considerazione che l’apostolo Paolo rivolgeva ai cristiani di Corinto: «Potrete avere diecimila pedagoghi, ma non certo molti padri!» ( 1 Cor, 4, 15).
Giovanni Filoramo ed., «Storia della direzione spirituale», vol. III. «L’età moderna» a cura di Gabriella Zarri, Morcelliana, Brescia, pagg. 628.