'LA MIA VITA' DI TERESA

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Visse altri dieci giorni dopo la sua morte: è ciò che accadde alla celebre mistica santa Teresa d’Avila che si spense verso le nove di sera del 4 ottobre 1582, ma a motivo della riforma del calendario gregoriano, quel giorno diventava allora il 15 ottobre, data nella quale ancor oggi si celebra la sua memoria liturgica, in seguito alla sua canonizzazione avvenuta quarant’anni dopo nel 1622 ad opera di papa Gregorio XV Ludovisi. Di questa donna straordinaria, Teresa de Ahumada y Cepeda, appare ora una nuova versione della sua autobiografia, a cura soprattutto delle monache del Carmelo di Legnano.

         Si tratta di un testo dalla redazione multipla, incappato anche nelle maglie dell’Inquisizione, dalle quali sguscerà, così da essere pubblicato a Salamanca nel 1588 (il manoscritto è custodito dal 1592 nella biblioteca dell’Escorial). Il lettore è guidato in questa edizione da un’ampia serie di strumenti ermeneutici, dalle tavole cronologiche a una triade di introduzioni: la storica, che delinea lo splendore ma anche la complessità del «siglo de oro» spagnolo; la premessa linguistica con un’analisi raffinata dello stile e del linguaggio della Vita; e, infine, l’indispensabile approfondimento teologico-spirituale che delinea un ritratto interiore di Teresa andariega.

         Aggettivo suggestivo questo, «vagabonda», coniato per lei non solo a causa della vivace e movimentata biografia e del carattere battagliero, ma anche per la spiritualità del suo «cammino di perfezione», titolo di una sua famosa opera (1566-67), un percorso segnato da una concezione sempre dinamica e creativa della vicenda interiore. È curioso notare che il nunzio papale in Spagna di allora definì Teresa senza esitazione «una donna inquieta, vagabonda, disobbediente e contumace». Eppure non si dimentichi che il 27 settembre 1970 il papa Paolo VI la proclamò «Dottore della Chiesa», ed è ancor vivo in me il ricordo di quell’evento a cui potei partecipare.

         A questo punto – con l’attrezzatura preparatoria a cui abbiamo rimandato – non rimane che entrare in pagine impressionanti, persino spruzzate di umorismo, ritmate quasi sul parlato, con una vitalità affidata spesso a simboli e a giochi di parole. La trama della sua esistenza è disegnata dalla santa a partire dalla sua famiglia di «genitori virtuosi e timorati di Dio», mentre lei, «con tutto ciò che il Signore mi donava» in realtà era «così misera». Di lì si dispiega il filo appunto di una ruin vida, una «vita misera», che si mette in cammino, attratta da una meta suprema, eterna, trascendente, ove si estingue la caducità dell’essere e dell’esistere umano e si dischiude il para siempre, siempre, siempre.

         Si comprende, allora, perché al suo sguardo si imponga la figura di Cristo, dall’umanità piagata (llagado) come la nostra, ma dal volto «bellissimo e maestoso». Egli è «il libro vivo» che Teresa sfoglia in ogni tappa della sua esistenza, anche quando le tolgono con la censura di allora la Bibbia in volgare. L’intreccio tra fragilità umana ed epifania salvifica, tipico di Cristo, si riflette anche in lei, duramente provata nel fisico da varie sindromi per tutta la vita, eppure libera, bella e luminosa. Basterebbe leggere i capitoli finali 38-40 che «trattano di alcune grandi grazie che il Signore le fece mostrandole alcuni segreti del cielo». E, giunto alla fine dell’ascolto di questa grande avventura spirituale, sarebbe suggestivo sfogliare il glossario finale che, in questa edizione, raccoglie l’intero vocabolario tematico teresiano, da «amicizia» a «visione» in una cinquantina di voci.

         Stando sempre in questo orizzonte, vorremmo aggiungere un allegato, suggerendo un sontuoso e raffinato «Meridiano» dedicato alla Mistica cristiana, secondo tomo di un trittico annunciato. Del primo, consacrato alla letteratura spirituale tardogreca, bizantina, siriaca, armena, latina e italiana medievale, abbiamo già dato notizia in queste pagine. Questo nuovo volume, anch’esso da non perdere, si apre con la mistica tedesca e brabantina dalle origini al XX secolo: tanto per scoprirne il rilievo, si pensi solo ai nomi di Ildegarda di Bingen, di Meister Eckhart, del Cusano, del Silesio, di Novalis ma anche di Rilke, Edith Stein e di un sorprendente Carl G. Jung.

         Affascinante è anche l’arcobaleno della mistica francese dal quale facciamo solo emergere i colori di un Francesco di Sales, di Pascal, dell’inquietante Surin, di Fénélon, di Teresa di Lisieux, di Charles de Foucauld, di Simone Weil… Infine, ecco la selezione imponente della mistica italiana ove, a partire da Marsilio Ficino, ben 31 sono gli attori che entrano in scena. Accanto ai grandi, come Giordano Bruno o Maddalena de’ Pazzi o Alfonso M. de Liguori o Gemma Galgani e Padre Pio, ci imbattiamo – almeno a livello personale – spesso con figure ignote o quasi. È, quindi, l’occasione per scoprire alcuni volti inattesi, ma anche autori e testi che lasciano perplessi perché sembrano più classificabili nel devozionale un po’ vago e fin evanescente. Certo è che la stessa fluidità della categoria «mistica» di ardua definizione e delimitazione ha reso difficile questa selezione operata dai vari importanti redattori di questa raccolta che rimane comunque imprescindibile.

GIANFRANCO RAVASI

Teresa di Gesù, La mia vita, Edizioni OCD, Roma, pagg. 716, € 28,00.

La mistica cristiana, a cura di Francesco Zambon e vari collaboratori, vol. II, Mistica tedesca e brabantina, francese, italiana moderna, Mondadori, Milano, pagg. 1696, € 80,00.